Tra i tratti definitori dell’epoca di Bach, in una terra impregnata di Lutero, Keplero e Leibniz, compare la considerazione della musica come arte totale e immaginifica dell’ordine del cosmo, dell’armonia di natura, e dunque del pensiero divino che ne è stato artefice, architetto. È una considerazione che spesso dimentichiamo di fare quando la musica che ascoltiamo rientra nella nostra categoria di arte “profana”, ma è una mancanza importante, forse volutamente attuale e che Bach oggi non comprenderebbe, tale era l’unitarietà di intenzione nella sua produzione musicale, qualunque fosse la destinazione o il pretesto – sua come di molti suoi contemporanei.
Ecco perché, nel continuo tentativo di comprendere sempre più a fondo l’arte del maestro di Eisenach, la locuzione che egli ha apposto a moltissime sue opere, S.D.G (Soli Deo Gloria), precede questo focus su una delle forme più libere e aperte di cui sia stato compositore di assoluta genialità: la Toccata.
Tra le molte, la Toccata e Fuga in re minore più famosa BWV 565, che è diventata jingle, colonna sonora di film e cartoni animati, suoneria di cellulare, ci invita ancor più e ancora una volta a un ascolto complessivo che, proprio per la banale facilità che tanto l’ha investita, è spesso sconosciuto ai più. Una facilità che però ugualmente richiama un’evidenza, quella di un gesto musicale cui evidentemente nessuno riesce a sottrarsi: impossibile non riconoscere l’attrazione impressionante verso ogni passaggio, ogni nuova variazione, ogni nuova proposta linguistica. Moltiplichiamo questa capacità per cinque esemplari di Toccate con pedale, inframezzati dai quattro Duetti per organo che sono parte della Terza parte della Clavier-Übung, e avremo il programma che Alessio Corti eseguirà per la sesta edizione del Progetto BACH venerdì 31 marzo. A questa forma, così esplorata da Bach con impressionante varietà, rigore e immaginifica fantasia, e a queste opere organistiche Carlo Fiore ci introdurrà mercoledì 29 marzo, nell’Auditorium di via Bazzoni 2 (Milano) alle ore 19 in un’ora di viaggio, percorso, ascolto.
Un programma, dunque, che partendo dal divino dono dell’armonia che imperversa nella musica come nell’universo di Bach, finisce per esaltare il genio e l’arte umana dell’invenzione e dell’equilibrio, dell’estro e del modo in cui incanalarlo in un discorso che giunga a chiunque. Perché ancora, come spiega Christoph Wolff in una intervista a Repubblica del 2004, riflettendo sulla prospettiva umanistica insita nella musica di Bach: «La sua è una musica che parla all’individuo. Pur derivando da strutture astratte, sa esprimere amore e dolore, sentimenti vasti e profondi. Il suo non è mai soltanto un bel suono: è un universo carico di significati».
Giuditta Comerci, direttore artistico
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