Lo scarto necessario. Goethe e Agamben

Il concetto del con-temporaneo porta con sé svariate opportunità di contenuti, a partire dal significato di stare con una temporaneità, e non solo un determinato tempo…

Goethe rintracciava in una “debolezza” lo scarto necessario ai grandi uomini per comprendere il proprio tempo, uno spazio di straniamento che consentisse loro di prenderne una critica distanza (Le affinità elettive, 1809); Nietzsche scrive settant’anni dopo che è egli stesso attuale nel momento in cui non aderisce totalmente al suo tempo, ma si pone in una posizione inattuale che gli consenta di scollarsi dal presente per osservarlo (Considerazioni inattuali).

Giorgio Agamben continua oggi scrivendo che è davvero contemporaneo chi «non coincide perfettamente con esso [il proprio tempo] né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale; ma proprio per questo, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire e afferrare il suo tempo.» (Che cos’è il contemporaneo, 2008).

Donna Fontana, MuSaBa – Museo Santa Barbara a Mammola (RC)

Noema cerca di porre costantemente punti di domanda sull’attualità dell’arte e la sua capacità di raccontarci il presente, che provenga dal tardo Trecento o che sia stata scritta appena sei mesi fa, e i filosofi citati ci offrono la traccia di lettura di un simile percorso: imparare dai grandi, dall’esemplarità di chi sa non aderire alle esigenze strette del suo presente, riuscendo così a leggerlo, a percorrerlo e, con le proprie ‘fratture’ dall’attuale, svilupparlo e portarlo oltre, nel futuro.

In questo senso tentiamo di sviluppare il percorso del ciclo NOVECENTO, tra le letture del secolo più recente, così frammentato e discontinuo e vasto, e le più recenti composizioni musicali, cercando noi stessi gli spiragli della nuova, nostra ‘inattualità’.

Giuditta Comerci